L’inconscio conosciuto

– Ti ho sognato la notte scorsa. 

– Davvero? 

– Sì, un sogno dolcissimo. 

– Beh, racconta. 

– Eravamo vicini di casa. 

– Noi? 

– Sì, ma era una casa stranissima. La mia era grande e divisa in due parti e per passare dall’una all’altra dovevo attraversare la tua. 

– Ma dai! 

– Sì, la tua minuscola cucina dava su un corto corridoio con una parete fatta tutta di finestre affacciate su un bellissimo giardino. Per raggiungere l’altra metà della mia casa, che era davvero grande, dovevo passare dal piccolo corridoio davanti alla porta della tua cucina. 

– Architettura fantastica a parte, non ho capito perché io dovevo avere la casa di Lilliput e tu la reggia. E non ho capito nemmeno perché non potevamo stare tutti e due nella casa grande. 

– Perché io avevo un altro. 

– Ah! Brava! 

– E tu un’altra. 

– Giustizia è fatta. 

– Però ci amavamo come pazzi. 

– E allora perché stavamo con questi altri due? 

– Non lo so, sai come sono i sogni, non sono logici. 

– Ok e allora che è successo? 

– È successo che stavamo tutto il tempo a cercarci con gli occhi. Sempre attenti a non farci scoprire. 

– E poi? 

– E poi tu, a un certo punto, mi hai aspettato nel piccolo corridoio, nell’unico angolo non visibile né dalla tua cucina né dalla mia sala. 

– Ti ho teso un agguato. 

– Sì, proprio così. Io stavo passando e tu mi hai presa al volo. Mi hai tenuta ferma e stretta, mentre te ne stavi con le spalle appoggiate al muro per nasconderci. 

– Mi vedi come un gran figo anche nei sogni. E poi che ho fatto? 

– Mi hai detto qualcosa che non ricordo, ma ricordo che mi ha fatto diventare gli occhi lucidi, e poi non mi pareva vero di poter stare così vicina a te. Avevi la camicia un po’ sbottonata e le mie mani stavano giunte sul tuo petto, potevo sentire il profumo della tua pelle e ti guardavo dal basso verso l’alto con gli occhi persi nei tuoi. Volevo disperatamente un bacio… 

– Che io ti ho dato, ovviamente. 

– No, non me l’hai dato affatto. 

– Ma come, allora non ero io! 

– Eri proprio tu, mi hai dato un bacio sulla punta del naso e uno sulla fronte e poi mi hai mandato via… e io volevo morire. 

– La versione di me più tarocca dell’inconscio conosciuto. 

– L’inconscio non è conosciuto. 

– Non il tuo, questo è certo. Passi che ci sogni clandestini, ma che io ti tenga fra le braccia e non ti rubi neppure un bacio! Sai cosa ti dico? 

– Cosa? 

– La prossima volta che vado via per lavoro tu vieni con me. 

– Davvero? 

– Mi hai guardato con quegli occhioni anche nel sogno? 

– Credo di sì. 

– E non ti ho baciata? 

– No. 

– Incredibile! Secondo me non ero io, ma visto che tu sei convinta del contrario… vieni qui, devo farmi assolutamente perdonare…

©️AngelicaNobiliCosta

#tiraccontounastoria

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