«Buongiorno!» strillarono le Chiavi di casa, atterrando sul fondo della borsa.
«Buongiorno un corno!» borbottò infastidito il Portafogli, «Possibile che non conosciate un modo più elegante e delicato di entrare in questa borsa? Mi graffiate tutta la pelle!» aggiunse seccato, controllando l’entità del danno.
«Ma dai!» risero argentine le Chiavi «non sei mica di pelle vera! Rilassati!»
Il Portafogli, irritato, avrebbe risposto in modo molto piccato, ma venne preceduto da uno sbadiglio teatrale della Pochette dei trucchi che parlò con voce ancora assonnata e sexy: «Portafogli, sei un brontolone noioso, se fossi fatto di robusta tela colorata, come me, non faresti tante storie!» e poi si rivolse alle chiavi, ignorando i borbottii indignati del nobile in similpelle «Buongiorno a voi, tesorine! Si esce prima oggi?» e poi con un po’ d’ansia «Cielo! Non ha controllato se c’è tutto, benedetta Ragazza! Vediamo, sì, mascara, fard, matita, lucidalabbra… Ok!» sospirò di sollievo «c’è tutto!»
Le Chiavi risero di nuovo e risposero al saluto delle Chiclets che, con il loro imperdibile accento americano, risuonarono allegre come maracas dalla loro scatolina, conservata nella tasca piccola della borsa.
«Yeeeee» cinguettarono, si esce prima, ci piace uscire prima!»
«Pochette, secondo noi ti manca qualcosa e da giorni! Buongiorno a voi, care Chiavi!» dissero i Fazzoletti dal loro pacchetto dove, precisi e ordinati, passavano il tempo a contarsi.
«Come!? Non è possibile!» fece Pochette di nuovo in ansia e ricominciando l’inventario.
«Nooooo» intervennero le Chiclets in coro «cerca cerca!»
«Ecco!» intervenne Portafogli, seccato dalla stupidità delle Chiclets. «Questo è quello che capita quando si è dei sempliciotti privi di tasche e scomparti. A me non capita di certo!» sottolineò altezzoso e felice di prendersi una rivincita su Pochette che gli rispose brusca:
«Oh! Sta zitto e non mi seccare! Santo Cielo, cosa manca all’appello?»
«Ci dispiace essere chiusi qui dentro, altrimenti ti daremmo una mano a cercare!» la voce degli Occhiali da sole arrivò ovattata dalla custodia in cui erano riposti.
«Grazie cari, ma è che non saprei bene cosa cercare, non ricordo cosa manca!» piagnucolò la Pochette disperata.
«Forse è scritto nell’Agenda» suggerirono le Chiavi.
«Certo che no! Altrimenti lo saprei!» intervenne la Penna dalla tasca piccola della borsa, già piuttosto infastidita dalle Chiclets che non stavano mai zitte. «Però, quanto rumore che fate! Qui c’è gente che vuol dormire!» soggiunse seccata, raccogliendo i mugugni di approvazione del Portafogli, mentre le Chiclets accanto a lei ridevano sommesse.
«Non è più ora di dormire, stiamo per uscire!» risposero allegre le Chiavi e poi sottovoce, rivolte a Pochette: «Dai, chiedi lo stesso ad Agenda, Penna non è così affidabile».
Gli occhi di tutti si puntarono sull’Agenda, tranne quelli della Penna che aveva sentito benissimo e si voltò, offesa, dall’altra parte.
Agenda era la più autorevole di tutti nella borsa, aveva pagine bianche senza righe, una copertina rigida nera che incuteva soggezione e un robusto elastico dello stesso colore che la teneva chiusa. Era seria, severa, molto saggia e un po’ all’antica.
Conteneva certi appunti importanti di Ragazza, cose che solo lei sapeva. L’unico che potesse parlarle quasi alla pari, non era ancora arrivato, altrimenti avrebbero chiesto a lui, che era più alla mano.
«Agenda…» sussurrò timida Pochette, non trovando il coraggio di aggiungere altro prima di aver ottenuto una risposta.
Agenda era ferma in un atteggiamento strano, sembrava sovrappensiero e intenta a proteggere qualcosa.
Nessuno si meravigliò che fosse già sveglia, tutti sapevano che Agenda dormiva poco e restava in silenzio anche quando nella borsa c’era agitazione, ma quella volta c’era qualcosa di diverso in lei.
Tutti la osservarono meglio e notarono che fra l’elastico e la copertina rigida era trattenuta una Lettera di un rosa pallido.
Un “Oh!” di tenerezza e preoccupazione sfuggì a Pochette, mentre le Chiavi, per la prima volta, divennero serie. I Fazzoletti mormorarono tra loro avendo cura di non farsi sentire e gli Occhiali non emisero un respiro.
Le Chiclets fecero eco a Pochette con un “Oooohhhh” prolungato.
L’unico che non comprendeva quel silenzio costernato era Portafogli che proruppe in un sonoro: «Embè! Che succede?»
Pochette lo fulminò con lo sguardo, i Fazzoletti sibilarono un “Insensibile!” e le Chiavi esclamarono a mezza voce: «È ancora lì!»
«Sì» rispose Agenda col suo tono materno e protettivo.
La Lettera era con loro da molti giorni, era comparsa all’improvviso insieme ad Agenda, una volta che era rientrata dopo essere stata fuori per un po’.
Se ne stava lì in silenzio e sembrava molto timida, con quel suo colorito rosa pallido. Agenda la teneva stretta al suo fianco come per proteggerla, era chiaro che doveva essere molto importante per Ragazza, ma rimaneva il fatto che fosse ancora lì.
E tutti nella borsa sapevano che una Lettera era fatta per viaggiare, non per rimanere sul fondo di una borsa, coccolata da un’agenda, con tutto il rispetto per Agenda!
Anche Portafogli l’avrebbe capito, se non fosse stato così pieno di sé.
«Ma dimmi, Pochette, cosa volevi?»
Chiese gentilmente Agenda.
«Ecco…» esitò Pochette, combattuta fra la sua pena e quella della Lettera «è che… stamattina usciamo prima e allora, appena sveglia, ho fatto l’inventario per vedere se Ragazza avesse tutto con sé, ma i Fazzoletti, sai quanto sono precisi, dicono che in realtà mi manca qualcosa, addirittura da giorni, così dicono e in verità non so proprio perché lo dicano solo ora, ma il fatto è che io non riesco a ricordare cos’è che manca».
Un colpetto di tosse di Portafogli sottolineò l’ammissione di Pochette che lo trapassò con un minaccioso sguardo di traverso e continuò, come se non fosse stata interrotta: «Potresti aiutarmi, Agenda? Magari Ragazza lo ha detto a te con un appunto…»
Agenda parve riflettere un attimo e poi rispose: «No Pochette, non ho nessun appunto fra le mie pagine su quello che potrebbe mancarti, mi dispiace non poterti essere d’aiuto, sforzati di ricordare».
«E su Lettera? Sai niente su di lei?» intervennero le Chiavi, trovando il coraggio di porre la domanda.
Erano pur sempre importanti anche loro, la borsa non usciva di casa senza la loro presenza, ma, appena videro Agenda irrigidirsi, si precipitarono ad aggiungere: «È che siamo tutti preoccupati di vederla ancora lì!»
A quel punto Pochette, Fazzoletti e Occhiali fecero eco alle parole delle Chiavi, che sentendosi appoggiate proseguirono con più coraggio: «Ha un’aria così dolce e sembra triste di non poter partire per il suo viaggio! Non che la sua presenza ci dia fastidio, anzi, il suo profumo delicato riempie tutta la borsa da giorni ed è un piacere…»
Di nuovo gli altri intervennero partecipi.
«È vero» fecero i Fazzoletti «il suo profumo riempie la borsa da giorni».
«Sì» aggiunsero gli occhiali «è così buono che lo sentiamo fin qui nella custodia».
«È profumo di menta?» chiesero le Chiclets, ma nessuno le prese in considerazione.
«Certo che è buono» concluse tenera Pochette «è il profumo di Ragazza! Voi non lo sentite mai perché resta sempre con me, ma io lo conosco molto bene e… Oh cielo!» si interruppe agitata «ma certo, certo, come ho fatto a non pensarci prima, come ho fatto a non accorgermene!» continuò ad alta voce, mentre tutti la guardavano senza capire. «È il profumo che manca dal mio inventario e manca da giorni, proprio come dicevano i Fazzoletti!»
Chiamati in causa e orgogliosi, i Fazzoletti affermarono in coro: «L’avevamo detto noi! Non ci sfugge nulla!» e giusto per non perdersi la stima si ricontarono in fretta per essere sicuri che non mancasse nessuno, mentre Pochette continuava: «Si trattava di un campioncino, uno di quelli piccoli, non conteneva che poche gocce ormai e, giorni fa, Ragazza lo ha preso, ma non lo ha più rimesso a posto. Non ci ho più pensato perché nello stesso giorno è arrivata Lettera e mi sono distratta…»
«Quindi Lettera ha fatto sparire Profumo, ora abbiamo capito, è senz’altro lei la colpevole!» esclamarono le Chiclets dalla loro scatolina, strappando un verso disgustato a Penna che continuava a starsene offesa per conto suo.
«Pensate che Ragazza abbia usato il profumo per Lettera?» chiesero i Fazzoletti, ignorando le Chiclets.
«Che sciocchezza!» proruppe Portafogli col suo tono saccente «da quando in qua si profumano le lettere!»
«Da quando esistono le lettere d’amore, razza di zuccone a scompartimenti!» sbuffò spazientita Pochette.
«Ora basta!» ribatté Portafogli «in questa borsa mi si manca di rispetto in continuazione, non c’è nessuno che dia il valore giusto alle cose che contano! Sono indignato!»
Calò un silenzio imbarazzato, nessuno aveva mai visto Portafogli così arrabbiato, ma Agenda gli rivolse la parola con la sua voce calma e profonda, era l’unica che potesse farlo e, d’altra parte, Portafogli era l’unico a cui desse del lei: «E quali sono le cose che contano, Signor Portafogli?»
«Ehm, Signora…» tentò di schermirsi maldestro «lei ha sicuramente compreso cosa voglio dire!»
«Non così bene, temo» rispose Agenda.
Fu Pochette a salvare Portafogli, rivolgendosi direttamente a Lettera con tono dolce e comprensivo: «Dunque, sei una lettera d’amore!»
«Oh no!» si agitarono i Fazzoletti.
«E ora che avete?» chiese Portafogli, cercando di darsi un tono «Sembrate le Chiclets!»
«È vero» chiese Pochette incerta «perché fate così? Una lettera d’amore è una cosa bellissima!»
«Questo secondo voi. In realtà prevediamo una catastrofe e la fine di Profumo ne è un segno certo. Chi dice Amore dice dolore e chi dice dolore dice lacrime, siamo finiti fratelli!» si dissero, stringendosi l’un l’altro per farsi coraggio.
«Chi dice Amore dice dolore!» ripeterono in coro le Chiclets dall’alto, ridacchiando tra loro.
«Oh, ma insomma, basta! Zitti tutti!» li sgridò Pochette, affranta nel vedere Lettera sempre più triste nell’abbraccio di Agenda e decisa a fare qualcosa per la poverina.
«Smettetela immediatamente di dire sciocchezze!» concluse.
«Non sono affatto sciocchezze!» ribatterono i Fazzoletti «Ora che sai che è una lettera d’amore, ti sei chiesta perché non parte?»
«Eh già, perché non parte?» ripeterono le Chiclets in coro.
Pochette rimase un attimo interdetta e Portafogli ne approfittò per intervenire.
«I Fazzoletti hanno ragione. Ci deve essere un motivo se è ancora qui!»
Pochette lo guardò torva e facendo il verso a tutti, disse: «Ma certo, perché non parte? perché non parte? non sapete dire altro! Possono esserci mille motivi per cui è ancora qui. Potrebbe mancare il francobollo, ad esempio. Nobile Portafogli a scomparti controllati, sa per caso se c’è un francobollo nelle sue inutili tasche? Sono certa di no, controlli pure!»
Per la seconda volta in pochi minuti Portafogli si sentì in imbarazzo e dopo un attimo che sembrò infinito a tutti e a lui più di tutti, fu in grado di rispondere.
La sua risposta era importante.
Se il francobollo non ci fosse stato avrebbe avuto ragione Pochette, ma se ci fosse stato avrebbero avuto ragione i Fazzoletti, il che avrebbe significato che la lettera era pronta a partire, ma Ragazza non si decideva.
In quel caso, quale poteva essere il motivo, se non il timore di non essere riamata?
A Portafogli quasi dispiacque per Pochette, anche se non avrebbe saputo dire il perché: lei stava sempre a punzecchiarlo e non era mai troppo gentile con lui, ma ciononostante gli dispiaceva affondare quella sua visione della vita così romantica e piena di speranza.
«C’è…» disse infine, quasi in un soffio.
«Lo sapevamo!» esclamarono disperati i Fazzoletti «Chi dice Amore dice dolore!» ripeterono e istintivamente alzarono lo sguardo verso la tasca piccola, attendendo il coro delle Chiclets che, stranamente, non si fece sentire; in verità nessuno si sarebbe sorpreso se Penna le avesse infilzate tutte, una ad una, la situazione però era troppo tesa per preoccuparsi di loro.
«Hai un francobollo e nemmeno lo sai, perché non lo sai? Te lo sei perso fra tutti i tuoi taschini!?» Pochette, frustrata, si sfogò con Portafogli come se il problema fosse lui, ma le Chiavi presero la parola per cercare di riportare un po’ di ottimismo.
«Per favore» dissero con il loro tintinnio allegro «ci possono essere un sacco di motivi per cui Lettera è ancora qui, potrebbe non essere finita, Ragazza potrebbe volerla rileggere prima di inviarla».
«In tal caso dovrebbe essere ancora aperta» osservarono i Fazzoletti e gli occhi di tutti si puntarono su Lettera che arrossì fino all’adesivo.
«Ora basta» disse Agenda «lasciatela in pace», ma a sorpresa, per la prima volta, Lettera parlò.
«Sì» disse «Ragazza non mi ha ancora sigillata».
La sua voce era incantevole, dolce e melodiosa come poche e fece calare nella borsa un silenzio colmo di ammirazione.
Pochette lanciò un’occhiata a Portafogli che sembrava molto colpito, mentre i Fazzoletti ringraziarono il destino di non poter arrossire. Finanche le Chiclets rimasero zitte. Fu Penna a rompere l’incanto.
«Non dargli retta, Lettera, non devi parlare con loro se non vuoi. Sono solo degli impiccioni!» disse cupa dalla tasca in alto, ma Lettera sospirò dolcemente e rispose: «Ma no, Penna, sono solo preoccupati per me e anch’io lo sono. A che serve scrivere una lettera se non la si lascia partire? Forse non sono abbastanza bella? Quei sentimenti che mi hanno composta non meritano di essere conosciuti da chi li ha fatti nascere? Forse non sono abbastanza bella per viaggiare e arrivare a lui, forse voi potreste dirmelo. Anzi, voglio che me lo diciate!»
Concluse con determinazione.
«Non farlo» disse Penna «non servirebbe a nulla e poi non sei completa».
Le Chiavi assunsero un’espressione soddisfatta nello scoprire che la loro ipotesi era giusta, mentre i Fazzoletti trattenevano il respiro, ricominciando timidamente a sperare.
Pochette non riuscì a restare in silenzio e disse: «Lettera, Penna ha ragione quando dice che non devi parlare con noi se non vuoi, ma ha torto quando dice che siamo solo degli impiccioni. La borsa è un posto piccolo, qui ci conosciamo tutti e ci prendiamo cura gli uni degli altri, forse siamo rumorosi e scomposti, ma tutti, proprio tutti vogliamo bene a Ragazza e sono certa, anche senza leggerti, che se vieni dal suo cuore non puoi che essere bellissima…» si interruppe commossa, proprio quando le Chiclets proruppero in un chiassoso vocío: «Hey, avete sentito? Lettera sta per confessare come ha fatto a far sparire Profumo. È il momento di svelare il delitto! Presto, presto, state tutti zitti e lasciatela parlare!»
«Qualcuno può imbavagliare le Chiclets?!» urlarono gli Occhiali dalla custodia, mentre Lettera riprese la parola e disse dolcemente:
«Grazie Pochette, grazie a tutti voi. Penna, lo so che tu sei abituata a tenerti tutto dentro, ma ormai ho deciso, vi dirò tutto, parola per parola» e preso un bel respiro cominciò:
«Ciao
Scusa se ti scrivo, è che mi sono innamorata di te.
Sì, lo so, così ti spavento, ma lo sai come sono fatta.
Non so girare intorno alle cose io.
Mi sono innamorata di te e, ti dirò, è una vera sorpresa.
In effetti avrei altre cose da fare, non avrei tempo per l’amore, o almeno non pensavo di averne.
Sembra, però, che l’amore abbia il tempo per me e, io non lo sapevo, ma sembra pure che se l’amore trova il tempo per te, tu non trovi più tempo per nulla.
Non lo so se sia una cosa universale, se capita così a tutti, ma a me succede così.
D’improvviso ti ritrovo in tutti i secondi, in tutti i pensieri, in tutti i perché.
La tua voce e la tua risata si sono sistemate dentro di me, in un punto equidistante dalle orecchie, dal cuore e dalle labbra, così mi sembra sempre di sentirti, il cuore manca un colpo e le labbra sorridono senza volere.
Anche ora penso al tuo sorriso e sorrido.
Mi sono chiesta, ti confesso, come sia potuto accadere senza che me ne accorgessi.
Penso che abbia a che fare con quella mirabile miscela di diversità e affinità che caratterizza il nostro noi. Credo che sia un lavoro da farmacista, me lo immagino il bilancino che è servito a pesare uguaglianze e differenze.
Certo è che ora sono incastrata, fra tutto quello che con te condivido e tutto quello che di te mi è estraneo.
Non è buffo che sia proprio ciò che ci distingue ad affascinarmi di più?
Lo spazio vuoto è più attraente di quello pieno. Come le ombre in un chiaroscuro catturano l’occhio più della luce.
Eccomi qui, dunque, innamorata del tuo cuore, dell’amore che ci vedo dentro, innamorata della tua mente, dei pensieri che l’attraversano.
Curiosa di te.
Curiosa di capirti, di conoscerti, di esserti.
Senza speranze di realizzare i miei desideri.
Penso che sei bellezza e penso che, in fondo, è questa la cosa che voglio dirti davvero.
Sei meraviglia e, semmai ti capitasse di stare in un luogo dove non lo riconoscono, ricordati che sei solo nel posto sbagliato.
Vorrei rivederti presto.
Vorrei tanto che anche tu ti innamorassi di me…»
Lettera tacque e il silenzio calò nella borsa, rotto solo da Pochette che tirava su col naso, tutta stretta a Portafogli. Le Chiavi avevano gli occhi lucidi e gli Occhiali si erano appannati. I Fazzoletti erano prostrati prevedendo la propria fine sempre più certa e Agenda strinse forte Lettera, mentre le Chiclets parlottavano fra loro deluse «E quindi? Non è morto nessuno!? Che razza di delitto è?»
Penna sospirò ignorandole, e disse solo: «L’avevo detto: non sei completa…»
«In effetti» si schiarì la voce Portafogli, evidentemente in imbarazzo per la vicinanza di Pochette, «manca il nome del destinatario e anche i saluti!»
«Già, chi potrebbe essere?» chiese Pochette in un soffio.
«Non lo so» rispose Lettera «e forse non lo saprò mai, non sono abbastanza…» si interruppe in un singhiozzo soffocato.
«Non dirlo nemmeno per scherzo!» affermarono le Chiavi «Non abbiamo mai ascoltato qualcosa di così bello. Il problema forse è lui. Bisognerebbe sapere chi è per capirne di più.»
«Come facciamo a saperlo?!» chiesero più voci e il pensiero di tutti andò all’unico ancora assente dalla borsa. Lui lo avrebbe saputo certamente. Era il compagno più fedele di Ragazza e passava la maggior parte del tempo fuori, insieme a lei. Lui e Agenda insieme sapevano tutto di Ragazza.
Si guardarono l’un l’altro delusi, ma gli Occhiali saltarono su gridando ovattati dalla custodia.
«Noi potremmo averlo visto! Anzi forse l’abbiamo proprio visto! Ma certo!»
«Evviva!» si entusiasmarono le Chiavi.
«Yeaaah! Finalmente un testimone!» esclamarono le Chiclets.
«Davvero?» chiese diffidente Portafogli che non si staccava più da Pochette.
«Sì, ne siamo sicuri!» affermarono gli Occhiali iniziando a raccontare.
«Era pomeriggio. Il sole era basso e andava dritto negli occhi, ma poteva essere anche mattina, in effetti…» esitarono pensosi e poi continuarono: «Eravamo all’università, ma poteva essere anche la Biblioteca, a ben pensarci…» tentennarono di nuovo.
I Fazzoletti ormai avevano il mal di mare e Portafogli era sempre più scettico.
«Dopo tutto non è così importante» dissero ottimisti «La cosa più importante erano senz’altro i suoi occhi, il modo in cui guardavano Ragazza e naturalmente il colore. Aveva gli occhi molto belli, verdi, sì o castani, in effetti potevano essere neri!»
«Ma insomma!» sbottò Portafogli «c’è qualcosa che sappiate con certezza?»
«Non arrabbiarti Portafogli, non è colpa nostra, siamo occhiali da sole e vediamo i colori affumicati» si giustificarono mortificati.
«È il vostro cervello ad essere affumicato» borbottò Penna.
«E poi, possiamo sbagliarci sul colore, ma non sul suo sguardo. Se è lui quello di cui Ragazza è innamorata, allora anche lui è innamorato di lei» conclusero gli Occhiali con convinzione.
Pochette sospirò e si nascose meglio nell’abbraccio di Portafogli che rimase in silenzio.
I Fazzoletti però, erano poco convinti.
«A noi sembra tutto così strano! Se fosse lui e potessero incontrarsi, che bisogno avrebbe Lettera di un francobollo? Ragazza potrebbe consegnarla a mano. Inoltre, se fosse lui e se fosse innamorato, perché mai non lo confesserebbe? Cosa vogliono quelli che si amano, se non dirselo e stare insieme? E perché Ragazza non ha speranza che lui si innamori di lei? È tutto un disastro, tutto un disastro. Fratelli, prepariamoci al nostro destino, d’altronde è ben per questo che siamo nati!» terminarono in preda allo sconforto e il silenzio cadde di nuovo nella borsa, finché, dopo un po’, Agenda prese la parola con la sua voce calma e autorevole.
«Su, Fazzoletti, non abbattetevi, non è ancora il momento e a dire il vero non ci sarebbe nulla di strano, anche se gli Occhiali avessero visto giusto.»
«Ne siamo proprio sicuri, Agenda!» ripeterono soddisfatti. Agenda sorrise e continuò.
«L’amore, vedete, a volte non è cosa semplice. Ha inizi incerti, come un bambino che appena si affaccia alla vita e fa passi piccoli, cade, un po’ gattona, non conosce ancora le parole e sbaglia quelle poche che sa.
Accade addirittura che invece di mostrarsi dolce e premuroso si faccia avanti aggressivo e criticone.»
Occhiali e Chiavi notarono l’occhiata che Pochette e Portafogli si scambiarono a queste parole e sorrisero in silenzio.
«Cosicché» proseguì Agenda «viene frainteso e a volte, poi, sono gli innamorati stessi che non sanno di essere tali, lo scoprono a poco a poco e, a poco a poco devono imparare a dirlo.
Non sappiamo, certo, se sia lui o non sia lui il destinatario di Lettera, presto lo sapremo, ma ciò che conta è che Ragazza decida di inviarla, qualunque cosa accada.
Nessuno può dirlo, miei cari Fazzoletti, potreste morire di lacrime di dolore, ma anche di lacrime di gioia»
«Il sogno di tutti, Agenda!» risposero in coro i Fazzoletti «Anche perché le lacrime di gioia le asciugano i fazzoletti di lui, così vuole la tradizione, ben inteso! In ogni caso, noi siamo pronti!» si affrettarono ad aggiungere per non apparire vili.
Avevano appena finito di parlare quando la borsa si aprì. Il viso di Ragazza li osservò tutti per un attimo dall’alto e le sue belle mani, dalle dita lunghe e affusolate si fecero largo all’interno. Agenda, Lettera, Penna e Chiclets vennero prelevate in sequenza. Le Chiclets esultarono chiassosamente, mentre Portafogli, Pochette, Fazzoletti, Occhiali e Chiavi condivisero il loro entusiasmo sospirando di sollievo al pensiero che la calma avrebbe regnato per un pochino nella borsa e che, quando sarebbero tornate, sarebbero state una di meno.
Al loro posto venne lasciato lui, l’assente tanto atteso, colui che possedeva tutte le risposte.
Nino, lo Smartphone, l’unico fra loro a cui Ragazza avesse dato un nome, era finalmente rientrato.
«Buongiorno cari amici!» li salutò allegro e socievole come sempre. Per questo lo amavano, Agenda era saggia, ma Nino era giovane, simpatico e alla moda. Sempre aggiornato su tutto amava raccontare mille storie e rispondere a tutte le loro domande. Nino era senz’altro il beniamino della borsa e poi suonava divinamente, insomma, un divo.
«Nino!» gli si strinsero intorno accorati.
«Nino, abbiamo bisogno di te! Salvaci!» rincararono i Fazzoletti.
«Amici, che succede?» chiese Nino preoccupato.
Portafogli prese la parola e spiegò tutto quello che era accaduto dall’arrivo delle Chiavi fino a quel momento.
«Dicci tutto quello che sai!» implorarono i Fazzoletti.
«Chi è lui? Se sai chi è, dicci il suo nome! Vogliamo sapere se abbiamo visto giusto!» dissero gli Occhiali.
«Vogliamo solo che Ragazza e Lettera siano felici» concluse Pochette con un tono molto preoccupato.
Nino rimase un attimo in silenzio osservandoli uno ad uno, poi, come se si fosse ricordato di qualcosa, li avvolse in uno dei suoi sorrisi e incominciò a parlare.
«Amici, state calmi, vi prego, non c’è nulla di cui preoccuparsi. Ragazza ha scritto Lettera per Professore…»
«Professore? Che nome è Professore?»
Lo interruppe Pochette, agitata.
«Ma no Pochette, non è il suo nome: è così che lo chiama Ragazza.»
«Oh, povera cara, si è innamorata di un professore!» piagnucolò Pochette.
«Dunque era davvero all’università!» soggiunsero soddisfatti gli Occhiali.
«Avrà trent’anni più di lei e magari moglie e figli!» continuò Pochette disperata, come se gli Occhiali non avessero parlato.
«Aaaaahhhhh! Dunque è la fine!» proruppero incontenibili i Fazzoletti.
«Ma no, ma no!» parlò Nino con aria divertita.
«È più grande di lei, certo, ma è un giovane Professore venuto da Milano, ha tenuto un corso pratico all’università ed effettivamente sembra che Ragazza si sia innamorata di lui. Il corso è finito e lui è ripartito, così lei gli ha scritto, come sapete, solo che è ancora indecisa se inviare o no la sua lettera.»
«Oh! Se tu almeno conoscessi il suo nome, potemmo sapere se è lui quello che abbiamo visto, quello con gli occhi innamorati!» si lamentarono gli Occhiali.
«Ma, amici miei» osservò Nino «neanche voi conoscete il suo nome, servirebbe a poco se ve lo dicessi. Dal momento che lo avete visto, invece, posso mostrarvelo; magari potreste riconoscerlo e stabilire se è lui quello di cui parlate.»
«Tu puoi mostrarcelo!?» esclamarono tutti al colmo dello stupore.
«Ma certo! L’ultimo giorno del corso gli studenti hanno scattato una foto di gruppo e Ragazza ne ha fatto scattare una anche a me»
«Ma è meraviglioso!» esclamarono felici.
«Presto, mostracela, così, se è come speriamo, potremo dare a Lettera una buonissima notizia, quando rientrerà!»
«Ok! Datemi un attimo che la cerco in memoria» disse Nino allegro, ma in quel momento la borsa si riaprì e la mano di Ragazza lo afferrò tirandolo fuori.
I Fazzoletti rimasero impietriti e se fosse stato possibile avrebbero pianto loro.
Occhiali avrebbero voluto aggrapparsi a Nino e andare con lui, mentre Pochette era senza fiato sebbene Portafogli cercasse di darle coraggio. Le Chiavi non sapevano più dove si fosse ritirato il loro consueto ottimismo. Dopo un istante ricomparvero Agenda e le Chiclets, tutte meno una.
In ultimo, del tutto a sorpresa, Ragazza prese Portafogli e subito dopo richiuse la borsa.
A quel punto Pochette scoppiò in lacrime senza potersi più trattenere e Agenda le disse con dolcezza:
«Cara, non piangere! Abbi fiducia, andrà tutto come deve andare!»
«No, no, va tutto male invece!» protestò Pochette.
«Dov’è Lettera?» chiesero i Fazzoletti.
«Yeaaaaah che vi importa della criminale, siamo tornateee!!!» urlarono felici le Chiclets.
Agenda alzò uno sguardo indefinibile verso la tasca piccola e poi rispose: «È rimasta fuori con Ragazza.»
«Ma tornerà?» chiesero gli Occhiali «Nino stava per mostrarci la foto di Professore, è lui il destinatario della lettera. Potremmo rassicurarla, se fosse lui quello che abbiamo visto!» dissero gli Occhiali con voce triste.
«Non lo so» rispose Agenda «Dobbiamo avere pazienza. Intanto ditemi cosa vi ha detto Nino.»
Le Chiavi presero la parola e raccontarono tutto ad Agenda. Non avevano ancora finito quando Ragazza riaprì la borsa e ripose Portafogli accanto a Pochette e Penna nella tasca con le Chiclets.
Di Nino nessuna traccia.
Appena la borsa si fu richiusa gli occhi di tutti si fermarono interrogativi su Portafogli, ma solo Pochette gli rivolse la parola: «Caro, cos’è accaduto? Dov’è Lettera?»
Portafogli ringraziò mentalmente del suo naturale color testa di moro che gli impediva di arrossire come un pomodoro e disse solo:
«Ragazza ha preso il francobollo…»
«Ed io ho scritto l’indirizzo!» Penna lo interruppe brusca «Lettera partirà fra qualche minuto, così potete darci tutti un taglio e mettervi tranquilli» concluse aspra, voltandosi di nuovo di spalle come per mettersi a dormire.
Tutti si guardarono frastornati, tranne Agenda che sorrise e le Chiavi che esclamarono di nuovo positive: «Ma è stupendo! Capite che vuol dire?»
«Non l’abbiamo neppure salutata…» mormorò Pochette con gli occhioni lucidi puntati su Portafogli.
Nessuno fece in tempo ad aggiungere altro che Ragazza aprì la borsa e ripose Nino.
Agenda lo salutò con uno sguardo pieno d’affetto che lui ricambiò prima di salutare di nuovo tutti con entusiasmo.
«Felice di rivedervi, cari amici, perché mai quelle facce tristi?»
«Lettera è davvero partita?» chiesero allegre le Chiavi.
«Fra qualche minuto» rispose Nino sorridente.
«Non abbiamo potuto salutarla» disse Pochette con voce sconsolata.
«Oh, ma lei sa che avreste voluto e mi ha lasciato un dolce bacio per ognuno di voi»
«Non abbiamo nemmeno potuto dirle se gli occhi innamorati erano di Professore!» si lamentarono gli Occhiali.
«Per la verità aspettiamo ancora di saperlo!» sottolinearono i Fazzoletti impazienti.
«Beh, ma quello possiamo scoprirlo subito. Occhiali, fatevi avanti e diteci se è lui.» li invitò Nino con voce allegra.
Tutti si strinsero intorno a Nino, gli Occhiali in prima fila.
Nino mostrò la foto e disse: «Ecco, Professore è il primo da sinistra»
Le Chiavi emisero un fischio e tinntinnarono: «Wow, affascinante! »
«Ma è giovane!» osservò Pochette.
Finanche Agenda espresse un parere con la sua voce autorevole: «Davvero un bel giovanotto!» disse.
Nessuno dava retta alle Chiclets che schiamazzavano dalla tasca: «Hey, vogliamo vedere anche noi l’identikit dell’assassino!»
I Fazzoletti però non ne potevano più di stare sulle spine e punzecchiarono gli Occhiali: «Insomma, è lui o no?»
Gli Occhiali, che avevano osservato con attenzione la foto fino a quel momento, dichiararono senza alcuna incertezza: «È lui, non potremmo mai confondere con altri quegli occhi castani così belli»
«Castani!?» chiesero ad una sola voce e piuttosto agitata, Chiavi, Pochette e Fazzoletti. «Ma se sono verdi!!»
«Oh, insomma, ve l’abbiamo detto che siamo affumicati, no? Quello che vogliamo dire è che sono proprio quelli gli occhi innamorati che abbiamo visto. Magari Professore neppure se n’è accorto, ma è innamorato cotto di Ragazza!»
«In tal caso, Lettera gli suonerà la sveglia!» affermarono allegre le Chiavi, mentre i Fazzoletti riprendevano lentamente a respirare e a contarsi.
«Certo non abbiamo potuto avvisarla» mormorarono gli Occhiali.
«Oh, non preoccupatevi» li rassicurò Pochette «Lettera lo capirà all’istante: gli occhi innamorati dicono più delle parole» e, nel dirlo, lanciò un sorriso malizioso a Portafogli che, per darsi un tono, cominciò a controllarsi taschino per taschino.
Tutti risero felici, mentre fuori, Ragazza dava un ultimo bacio a Lettera, prima di lasciarla cadere nella cassetta dell’ufficio postale.
©️ AngelicaNobiliCosta
Che bello, molto originale, complimenti!