Accadde, molti anni fa, che un vecchio profeta venisse incaricato dal suo Dio di incoronare il nuovo re di un piccolo popolo.
La sua era una posizione davvero scomoda, perché il suo popolo aveva già un re, un uomo forte, grande, superbo. Un uomo determinato a tenere saldo il potere e il trono.
Fra Dio e l’uomo, però, il vecchio profeta sapeva bene chi era meglio temere e così si mise in cammino per andare a scegliere il nuovo re. Parola grossa “scegliere”, in verità il povero vecchio non aveva la più pallida idea di chi fosse il prescelto.
Sapete Dio come fa, non dà mica tante spiegazioni.
“Ecco” gli aveva detto “vai esattamente dove ti dico, e quando sarai lì invita un po’ di gente a offrire un sacrificio per me. Fra loro ci sarà il mio prescelto, poi ti dirò di chi si tratta.”
Ora immaginate, lungo tutto il cammino, quali potessero essere i pensieri del vecchio profeta. Chi poteva essere il nuovo re? Di sicuro doveva essere forte e grande per fronteggiare il suo predecessore, pensava. Tra le altre cose avrebbe dovuto proteggere il profeta stesso, oh sì, avrebbe proprio dovuto. Già considerava, il povero vecchio, che sarebbe stato meglio sparire per un po’, dopo l’incoronazione. Il re decaduto non ci avrebbe pensato un minuto a vendicarsi e il primo a pagare le conseguenze sarebbe stato inevitabilmente il profeta.
“Situazione complicata”, si diceva, ma passo a passo giunse a destinazione e fece come gli era stato ordinato.
Fra gli invitati al sacrificio c’era un uomo, con sette suoi figli. Uno spettacolo per gli occhi i sette giovani!
Il profeta osservò il primo e pensò con ammirazione: “Oh! Splendido, alto, forte, di sicuro è lui!”, ma Dio gli disse “No, no. Acqua!”.
Immaginate il profeta. Per lui era già fatta e invece il suo Dio la pensava diversamente.
“Non farti incantare”, gli disse “Io non guardo quello che guardi tu!”
“Sempre originale il mio Dio!”, pensò il profeta posando lo sguardo sul secondo.
“Niente male” pensò, “era meglio il primo, ma anche questo non scherza, forse è lui”, ma niente Dio di nuovo gli dice “No, non è lui!”
Non perdetevi la faccia del profeta, per favore, lavorate di fantasia!
Avanti il terzo, dunque, ma “No!”
Il quarto: “Non se ne parla!”
Il quinto: “Niente da fare!”
Il sesto: “Nisba!”
Imperterrito il profeta arriva al settimo, l’ennesimo giovane ben piantato, sano e robusto davanti ai suoi occhi, ma la risposta è la stessa: “Naaaaa! Non è lui.”
E ora?
Ci vuole un colpo di scena! O un colpo di genio e infatti il profeta, serafico, si avvicina al padre dei giovani e gli fa:
“Senti un po’, non è che per caso hai qualche altro figlio da qualche parte?”
E il padre scrolla le spalle e gli risponde “Beh sì! C’è l’ultimo, il più piccolo. Sta con le pecore, voglio dire che pascola il gregge, è un pastorello.”
Gli occhi del profeta si riaccendono di una luce di speranza e subito dice al padre di mandarlo a chiamare.
Ora c’è un po’ da aspettare, non tantissimo e finalmente il ragazzo arriva.
Il profeta lo vede entrare e lo osserva: mingherlino, capelli rossi, begli occhi, bell’aspetto…
Non fa in tempo a pensare un “Mah!” che Dio gli fa: “Eccolo! È lui. Su su, sbrigati, incoronalo, ho scelto lui, è lui il Re!”
Il profeta obbedisce, naturalmente, ma quanto era originale il suo Dio!
Sempre a scegliere ciò che è piccolo e dimenticato e disprezzato e messo da parte.
Sempre a scegliere col cuore e per amore.
Sempre a scommettere sui perdenti.
Davvero, chi avrebbe scommesso un soldo su quel piccoletto dagli occhi belli?
Dio, ovvio!
Volete sapere il nome del giovane?
Immagino di sì.
Davide, il ragazzo si chiamava Davide.
Quello di Golia?
Sì, proprio lui, ma quella è un’altra storia… e sarà per un’altra volta. [1]
©AngelicaNobiliCosta
[1] Potete leggere la vera storia di Samuele e Davide, nel primo libro di Samuele… nella Bibbia, naturalmente, la più grande fonte di storie che ci sia!